AIWA contro il decreto che aumenta il tetto dei fringe benefit

da Nov 14, 2022Dicono di noi, Rassegna Stampa

Emmanuele Massagli, presidente di Aiwa, in questo commento all’ultimo decreto Aiuti varato dal Governo Meloni, lancia l’allarme sugli effetti di “voucherizzazione” contenuti nella norma (che peraltro vale solo fino a fine anno) che innalza a 3000 euro la soglia detassata dei fringe benefit.

di Emmanuele Massagli*

L’intento della nuova norma sui fringe benefit è certamente meritevole: innalzare la soglia degli “speciali” (perché temporanei) fringe benefit da 600 a 3000 euro, sempre comprendendo al loro interno il rimborso delle bollette. A fronte della intenzione positiva, sono però molteplici le ragioni che ci fanno temere una pericolosa eterogenesi dei fini di questa misura, che finirebbe per cannibalizzare il welfare aziendale, riducendolo a una mera “tredicesima aggiuntiva”. Per questo Aiwa è senza esitazioni contraria alla formulazione della nuova norma.

Il motivo per il quale il TUIR non ricomprende nel reddito da lavoro l’insieme dei beni e servizi di cui all’articolo 51 del comma 2 è la loro funzione sociale. Il comma 3 (c.d. fringe benefit) differisce dal comma 2 perché non contempla la funzione sociale: è la regolazione della risalente “strenna natalizia”. Ciò detto è indubbio che sia diventato un prezioso canale di welfare, anche grazie alla regolazione nei contratti collettivi e all’innalzamento della soglia avuto negli anni 2020, 2021 e 2022.

L’improvvisa moltiplicazione del valore a 3.000 euro confezionata dai tecnici del Ministro dell’economia avrebbe presumibilmente tre effetti pericolosi, già nel breve periodo: 1) l’affermazione del welfare come solo strumento detassato di sostegno al reddito, condizione che lo esporrebbe, negli anni, al rientro nel reddito da lavoro essendo questa una funzione economica e non sociale; 2) la fagocitazione di tutte le misure di cui al comma 2 dell’art. 51 del TUIR (tra cui previdenza complementare, assistenza sanitaria, buoni pasto, misure per la scuola etc…) nel nuovo comma 3 in ragione della maggiore fruibilità dello strumento; 3) l’occupazione di questo spazio da parte dei grandi player dell’e-commerce, della energia e della GDO, interessati a voucherizzare velocemente i propri servizi, ma non certo ai benefici di utilità sociale.

In buona sintesi, potrebbe ribaltarsi un istituto, quello del welfare aziendale, presente nel TUIR dal 1986, riformato nel 2016 e negli anni costantemente migliorato grazie a emendamenti presentati da tutte le forze politiche. Modifiche che hanno fatto sì che i piani di welfare crescessero nelle imprese del 470% negli ultimi cinque anni! Perché indebolire una leva così preziosa tanto della gestione delle risorse umane quanto delle relazioni di lavoro?

La misura temporanea di sostegno sulle bollette è assolutamente ragionevole e opportuna in questo periodo. Le aziende associate ad AIWA gestiscono per conto dei loro clienti i rimborsi in busta paga delle forniture di gas, energia elettrica e acqua interfacciandosi coi distributori e “mettendo a terra”, quindi, la norma. In questa particolare fase, conseguentemente, benissimo confermarla e potenziarla, ma sarebbe opportuno slegarla dai fringe benefit dell’articolo 51, comma 3, poiché così, come scritta ora, facilmente “occupabile” dalla voucheristica di grande consumo.

L’auspicio per la prossima legge di stabilità (non si dimentichi che la norma in commento sarà valida solo fino a fine anno!) è che la politica stabilizzi definitivamente nel TUIR il valore a 600 euro dei Fringe benefit e, in altra sede, confermi la norma bollette vincolandola però solo a questa funzione, senza confusione con i Fringe benefit dell’articolo 51 comma 3 del TUIR.

*Il seguente articolo è stato pubblicato su Wewelfare.it, a novembre 2022

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