Massagli (AIWA): la pigrizia della politica ostacola il welfare

da Gen 11, 2021Dicono di noi, Rassegna Stampa

Massagli (AIWA) in un’intervista a Fortune Italia spiega i motivi per cui la politica dovrebbe riconoscere il valore sociale del welfare.

di Marco Barbieri*

La politica ha dimenticato il welfare aziendale? Di certo la politica “ancora non ha capito questo istituto e continua a perdere occasioni per strutturarlo e liberarne l’enorme potenziale di crescita” sostiene il presidente di Aiwa, Emmanuele Massagli in una intervista a Fortune Italia (Il welfare aziendale cresce, nonostante la politica – Fortune Italia) all’indomani della mancata approvazione della proroga anche al 2021 dell’aumento del tetto dell’esenzione fiscale dei fringe benefit (deciso come misura straordinaria ad agosto 2020) da 258,23 euro a 516,46 euro.

A proposto Massagli spiega a Fortune Italia: “Abbastanza stupefacente in questo senso l’assenza della conferma dell’ampliamento della soglia economica dei cosiddetti “flexible benefit” sia in legge di Stabilità che nel decreto Milleproroghe, nonostante le pubbliche promesse in questo senso dei Ministeri competenti. Nelle leggi di fine anno è stato trovato spazio per tante “mancette”, ma non per norme strategiche come questa, tra l’altro poco costosa (non più di 20 milioni)”. C’è tuttavia il tempo per recuperare, “anche perché intanto il welfare aziendale evolve e diventa sempre più sociale. È proprio questa natura sociale del welfare aziendale che deve essere compresa e valorizzata dal Legislatore. Quel che occorre sono politici che ne comprendano funzioni e finalità, parlando con le aziende, i consulenti del lavoro, i sindacati, i provider. Basta un serio dialogo con la realtà per comprendere gli spazi di miglioramento del welfare aziendale”.

C’è forse il rischio che in questa situazione sul mondo del welfare aziendale si rivolgano gli occhi dell’Agenzia delle Entrate per recuperare risorse e per mitigare i benefici fiscali? Massagli risponde a Fortune Italia: “L’Agenzia delle Entrate ha poca abitudine a parlare con gli operatori di mercato e con le loro associazioni. È questo un aspetto che dovrebbe essere corretto. Devo però osservare che la sua conoscenza del welfare aziendale è ora molto più solida di qualche anno fa e gli ultimi interpelli e risoluzioni in materia riprendono molte posizioni da tempo condivise da AIWA. I problemi nascono quando si va oltre l’interpretazione tecnica e si prova a fare legge per via amministrativa: la pigrizia della politica di cui abbiamo detto non può comunque giustificare interventi fuori dai margini della azione di prassi”.

*Il seguente articolo è stato pubblicato su Ilmessaggero.it, l’11 gennaio 2021

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