L’ipotesi super buono pasto senza tasse e si compra tutto

da Mag 25, 2020Rassegna Stampa

Superata la situazione di emergenza, che richiede misure eccezionali per mantenere i livelli occupazionali e conservare il reddito delle famiglie, la ripresa si giocherà anche su una crescente collaborazione tra aziende e lavoratori.

In questo contesto un ruolo importante potrebbe essere giocato dal welfare aziendale, un filone che si è fatto sempre più strada negli ultimi anni. Complici le crescenti difficoltà dei conti pubblici che hanno reso più difficile da parte dello Stato garantire servizi sociali per tutti, spingendo così le imprese a un maggior impegno in questo senso.

Esiste già un impianto legislativo rodato e che riguarda prestazioni di welfare ai dipendenti che vanno oltre il salario base, a cominciare dai buoni pasto» osserva Alessandro Ermolli, presidente di Sin&rgetica (società di consulenza e di direzione e organizzazione). «In aggiunta a questo si potrebbe consentire ai lavoratori di convertire una quota dei salari in buoni spesa defiscalizzati spendibili per il pagamento delle bollette, per l’acquisto di alimentari e ticket per i trasporti o ancora per beni e servizi che vanno dall’ abbigliamento alle vacanze, dai libri all’ aggiornamento professionale».

L’obiettivo è aiutare le aziende che vogliono tornare a essere competitive che potrebbero in questo modo beneficiare di un risparmio contributivo.

In particolare, secondo Ermolli, andrebbe voucherizzato «il 20% del salario Istat medio (per un costo aziendale mensile di 2.600 euro), consentendo così di abbattere in modo importante il costo del personale e dando ai dipendenti 50 o 60 euro in più al mese di capacità di spesa».

Si tratta di una possibilità che, secondo Ermolli, andrebbe estesa anche alla platea dei professionisti e delle partite Iva pesantemente segnata dalla crisi, «permettendogli di acquistare voucher per una percentuale del proprio giro d’affari. Il relativo costo potrebbe essere dedotto dai ricavi, come accade oggi per le spese di rappresentanza». Con impatti positivi anche in termini di lotta all’evasione fiscale e maggiori consumi «che potrebbero essere ad esempio orientati in maniera virtuosa verso il turismo Made in Italy».

Il seguente articolo è stato pubblicato su Affari&Finanza, il 25 maggio 2020

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