Il ruolo sociale delle imprese nei momenti difficili: il welfare aziendale ai tempi del Coronavirus

da Apr 10, 2020Rassegna Stampa

In questi giorni alcune aziende hanno investito molto per fornire un sostegno ai loro dipendenti. Il Laboratorio di Secondo Welfare ha promosso una survey per mappare alcune iniziative: è ancora possibile partecipare.

di Valentino Santoni*

Nell’attuale condizione di emergenza per il diffondersi della pandemia di Covid-19 può sembrare difficile parlare di welfare aziendale. Negli ultimi giorni – per ovvie ragioni – le questioni centrali legate al mondo del lavoro e della contrattazione hanno infatti riguardato la richiesta di condizioni di lavoro sicure. In seguito all’approvazione del Dpcm 22 marzo 2020 che ha portato alla temporanea chiusura di numerose unità produttive su tutto il territorio nazionale, le parti sociali si sono spesso confrontate in maniera accesa proprio su questi temi.

Allo stesso tempo, come ben sottolineato dal Bollettino ADAPT dello scorso 23 marzo, le attuali condizioni di incertezza stanno portando ad acuire molti di quei dualismi che caratterizzano il mercato del lavoro italiano. Questo riguarda ad esempio le differenze tra chi ha la possibilità di accedere alla cassa integrazione e chi invece no; ma anche tra chi è coperto dalle tutele dal lavoro subordinato e coloro che non hanno tali opportunità, come i lavoratori domestici, i tirocinanti e i collaboratori.

Ci sono però imprese che si sono mosse e si stanno muovendo al fine di adottare politiche e promuovere progetti di welfare aziendale e responsabilità sociale per fornire un sostegno concreto ai propri lavoratori, ai loro familiari e, in alcuni casi, anche alla comunità. Di seguito vi forniamo alcuni esempi di queste esperienze.


Gli interventi di welfare aziendale ai tempi del Coronavirus

Nel corso delle ultime settimane sono circolate molte informazioni circa la diffusione di interventi e politiche di welfare aziendale create ad hoc per l’attuale emergenza. Ne è un esempio il caso del pastificio Giovanni Rana, che ha deciso di varare un piano straordinario a favore dei propri 700 dipendenti di aumenti salariali del valore complessivo di 2 milioni di euro: per ogni giorno lavorato, quindi, i collaboratori di Rana avranno diritto ad una maggiorazione dello stipendio del 25%. Come riportato nell’inserto “L’Economia” del Corriere della Sera, l’azienda ha inoltre previsto un ticket mensile straordinario di 400 euro per le spese di baby-sitting.

Un intervento molto simile è stato realizzato anche dal Gruppo Nestlè. Data la necessità – legata alle ragioni di sicurezza – di rallentare la linea di produzione, alcuni dipendenti del Gruppo hanno visto una riduzione importante del loro orario di lavoro e, di conseguenza, anche la loro retribuzione. Per dare un sostegno concreto in questa situazione di difficoltà, grazie ad un accordo tra i vertici aziendali e i sindacati, Nestlè garantirà la piena retribuzione mensile a tutti coloro che si trovino a dover sospendere o ridurre la propria attività; l’azienda inoltre erogherà ai lavoratori che assicurano la continuità produttiva nelle fabbriche un bonus mensile pari a 500 euro.

Anche la società benefit attiva nel campo assicurativo Assimoco ha dato vita a una serie di iniziative per supportare, in questo momento delicato, gli oltre 400 collaboratori: oltre ad aver attivato lo smart working, sono stati messi a disposizione alcuni servizi per fornire un aiuto ai suoi dipendenti da un punto di vista psicologico, prevedendo uno sportello a cui chiedere informazioni e avere un aiuto, incontri con psicologi e psicoterapeuti e sessioni di training autogeno.

ABenergie, produttore e fornitore italiano di energia elettrica rinnovabile e gas naturale con sede principale a Bergamo, ha invece stretto un accordo con Aon, realtà che si occupa di consulenza dei rischi nell’intermediazione assicurativa, allo scopo di offrire una polizza sanitaria finalizzata a tutelare i lavoratori e le loro famiglie nel caso fossero affetti da Covid-19.

Interventi molto simili sono stato messi a punto anche da Siropack – azienda che si occupa di packaging – e Trenord. Entrampe le società hanno promosso un pacchetto assicurativo “su misura”. In particolare, in caso di contagio, questa polizza garantirà ad ogni dipendente un’indennità da ricovero pari a 100 euro al giorno, un sostegno economico per il periodo della convalescenza (dal valore di 3.000 euro) e assistenza domiciliare post ricovero. Gli interventi di assistenza comprendono la possibilità di richiedere una collaboratrice familiare, un servizio di baby-sitting per chi ha figli con meno di 13 anni, servizio di pet-sitting e la consegna della spesa a domicilio.

Ci sono poi alcune imprese – anche molto note – che hanno scelto di fare uno sforzo economico al fine di integrare la cifra percepita dai lavoratori attraverso la Cassa Integrazione Guadagni (CIG) in modo da consentire loro di ottenere il 100% della normale retribuzione. Sono i casi della napoletana NetCom Group e di Luxottica. Quest’ultima ha inoltre realizzato un accordo con le rappresentanze sindacali al fine di far pervenire un contributo di 500 euro mensili a tutti i dipendenti che saranno chiamati a prestare servizio nel periodo di emergenza; inoltre l’intesa introduce un “principio di solidarietà” valido per il management aziendale: il gruppo dirigente di Luxottica potrà – su base volontaria – decurtarsi lo stipendio fino al termine dell’emergenza, come fatto dell’amministratore delegato del Gruppo Francesco Milleri.

Infine, anche alcune Società di Mutuo Soccorso stanno introducendo interventi che vanno in questa direzione. Il consiglio di amministrazione di Insieme Salute, ad esempio, ha recentemente deliberato misure di carattere straordinario a beneficio di tutti i suoi soci, indipendentemente dalle loro forme assistenziali di adesione. Sono stati così previsti sussidi giornalieri dal valore di 25 euro in caso di ricovero ordinario per infezione da Covid-19 e dal valore di 50 euro per ricoveri in terapia intensiva.


La “Open Call for Good Practices” di Percorsi di secondo welfare

Quelli appena evocati sono solo alcuni esempi: sono fra i primi ad essere emersi nel dibattito pubblico nelle ultime settimane e sembrano testimoniare una capacità di risposta rapida da parte di almeno una parte del mondo produttivo. Con l’intento di andare più a fondo e capire quanto si stiano diffondendo queste misure, come si possano articolare e quanto possano strutturarsi nei prossimi mesi – ora che è chiaro che questa emergenza durerà a lungo – abbiamo avviato una “Open Call for Good Practices” (che potete trovare qui) rivolta a imprese, associazioni datoriali, organizzazioni sindacali, Enti del Terzo Settore e Amministrazioni Pubbliche che stanno fornendo strumenti di welfare straordinari per i loro collaboratori e per le loro comunità per fronteggiare l’attuale emergenza.

Nonostante sia molto difficile continuare a parlare di welfare aziendale e responsabilità sociale d’impresa ai temi del Coronavirus, riteniamo sia importante individuare quelle esperienze di imprenditori attenti e organizzazioni virtuose che, in situazioni tragiche come quelle attuali, fanno uno sforzo (anche di natura eccezionale) per garantire servizi e prestazioni dal forte impatto sociale per i propri collaboratori, le loro famiglie, le comunità in cui sono radicate

Siamo convinti che la condivisione della conoscenza e delle buone pratiche sia sempre un elemento chiave per affrontare le sfide collettive che abbiamo davanti. Il nostro Laboratorio nasce infatti anche con l’obiettivo di evidenziare e analizzare il ruolo che le realtà produttive di questo Paese possono avere nel campo della protezione e dell’investimento sociale. Crediamo quindi sia cruciale continuare a pensare all’impresa come a un attore centrale di quello che definiamo “secondo welfare” e quindi del sistema sociale italiano nel suo complesso.

*Il seguente articolo è stato pubblicato su Secondowelfare.it, il 7 aprile 2020

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