Buoni pasto 2026, ipotesi soglia esentasse a 10 euro: cosa significa per le tasche dei lavoratori

da Set 11, 2025Rassegna Stampa

Novità nella bozza della Manovra: il governo punta a sostenere il potere d’acquisto. Ecco i vantaggi per dipendenti e aziende.

Buoni pasto, si cambia ancora. Stando alla bozza delle Legge di Bilancio 2026, non vi sarà soltanto il tetto massimo del 5% nell’applicazione delle commissioni, ma anche un innalzamento della soglia di esenzione fiscale.

La modifica nella bozza della Legge di Bilancio 2026

 Oggi i ticket sono esentasse fino a 8 euro. Alzando la soglia (10 euro è l’ipotesi), si alleggerirebbe la pressione fiscale con benefici per i dipendenti.  La misura, che è al centro del dibattito politico, potrebbe essere una delle più importanti della Legge di Bilancio 2026. L’obiettivo del governo è chiaro: rimettere in circolo liquidità e sostenere la crescita economica attraverso i consumi. Se confermato, il provvedimento avrebbe un duplice effetto: sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori e fornire una boccata d’ossigeno all’intero settore della ristorazione, messo a dura prova dall’inflazione.

“500 euro in più all’anno nelle tasche dei lavoratori”

Secondo Matteo Orlandini, presidente di Anseb, l’Associazione Italiana Società Esercenti Buoni Pasto, stando ai dati della Ragioneria di Stato, ci potrebbe essere un impatto positivo di circa 80 milioni di euro l’anno sui conti pubblici, oltre che un vantaggio di circa 500 euro a lavoratore ogni anno. L’aumento dell’esenzione fiscale dei buoni pasto, tuttavia, non tocca um altro tema spesso sollevato dai lavoratori, vale a dire la disparità regionale. Se in alcune aree metropolitane, il valore di 10 euro potrebbe non essere sufficiente per un pasto completo, in altre, il potere d’acquisto del buono pasto sarebbe significativamente maggiore.

Vantaggi per le aziende

Ma l’iniziativa offre vantaggi anche alle aziende. Infatti, qualora dovesse essere confermato quanto scritto nella bozza della Legge di Bilancio 2026, i buoni pasto avrebbero una soglia che sale a 1000 euro per i lavoratori in generale, e a 2mila euro per quelli con figli. In pratica, per le aziende significherebbe dedurre il costo dei buoni nella loro totalità, usufruendo di vantaggi fiscali in quanto il costo verrebbe dedotto dalla base imponibile. Attualmente, i buoni cartacei hanno una soglia esentasse di 4 euro, quelli elettronici di 8 euro. Va ricordato infatti che i buoni pasto sono tecnicamente dei fringe benefit, ma fiscalmente sono considerati in maniera diversa, e solo le parti eccedenti i limiti previsti dalla legge sono tassati.

Tetto del 5% alle commissioni

Nei giorni scorsi è partita intanto la stretta sulle commissioni legate ai buoni pasto. Dall’1 settembre 2025, infatti, il tetto massimo applicabile è del 5%, in attuazione del decreto legislativo 36/2023 che ha introdotto cambiamenti significativi nella gestione dei buoni pasto, modificando le commissioni applicate e l’accettazione da parte degli esercenti. Le nuove regole mirano a semplificare il sistema, ma potrebbero avere un impatto sui margini di profitto di ristoratori e supermercati, considerando che attualmente le società di buoni pasto applicano fino al 20% di commissione agli esercizi commerciali.

*Il seguente articolo è stato pubblicato su Quotidiano.net, l’8 settembre 2025

RSS
Follow by Email
Twitter
Visit Us
Follow Me
LinkedIn
Share

Categorie

Tweets