Congedi extra, centri estivi, servizi: le aziende anticipano la manovra
di Valentina Melis*
Rafforzare gli aiuti per la natalità e la conciliazione vita-lavoro. Sarà questa una delle finalità della prossima legge di Bilancio, secondo i principi guida fissati dal Governo nel Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), approvato giovedì scorso.
Il testo precisa che sarà stabilizzato lo stanziamento destinato ai centri estivi, che nel 2025 ha portato in dote ai Comuni 60 milioni di euro.
A parte gli sgravi fiscali e contributivi per il welfare aziendale e i fringe benefit – che comunque prevedono una iniziativa delle imprese nell’attivazione dei programmi o nell’erogazione di premi e incentivi – non esistono fondi strutturali destinati alle misure di conciliazione fra vita lavorativa e vita privata.
Ci sono stati bandi finanziati dal dipartimento delle Politiche per la famiglia: in particolare, l’avviso «Conciliamo», pubblicato nel 2019, ha finanziato con 74 milioni di euro i progetti di 113 soggetti, fra imprese e consorzi, per azioni di conciliazione vita-lavoro (sono in corso le ultime liquidazioni dei saldi). E l’avviso «Riparto», pubblicato nel 2022, sta finanziando con 50 milioni di euro i progetti di welfare di 97 aziende, per agevolare il rientro al lavoro delle madri.
Dal dipartimento per le Pari opportunità guidato dalla ministra Eugenia Roccella fanno sapere che è in fase di elaborazione una Prassi di riferimento Uni, che fornirà requisiti per le organizzazioni, con lo scopo di definire un sistema di gestione interno orientato da indicatori prestazionali (Kpi), per realizzare politiche aziendali a sostegno della famiglia e pratiche efficaci di conciliazione tra vita lavorativa e familiare.
Il gruppo Chiesi integra il congedo obbligatorio di 10 giorni dei padri lavoratori con 12 settimane retribuite al 100%, da usare entro 12 mesi dalla nascita o adozione/affido del figlio. «Il congedo per i padri – spiega Giacomo Mazzariello, Chief human resources officer del gruppo – ha avuto un impatto positivo anche sulle lavoratrici. Ha poi aiutato i lavoratori a vedere riconosciuto e legittimato il loro desiderio di condivisione dei carichi familiari».