Al decreto Rilancio serve un cambio di rotta culturale

da Giu 3, 2020Comunicati e materiali AIWA

di Emmanuele Massagli*

Sta entrando nel vivo il dibattito parlamentare per la conversione in legge del c.d. decreto Rilancio (DECRETO-LEGGE 19 maggio 2020, n. 34). Si tratta di una corposa misura legislativa contenente «misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19».

Al suo interno si trovano anche soluzioni potenzialmente interessanti in ottica di welfare aziendale. “Potenzialmente” perché, ad oggi, non aperte alla erogazione in azienda, ma limitate ad una concessione di natura fiscale.

La definitiva stesura degli articoli dedicati al «tax credit vacanze» (art. 176) e all’incentivo per la «mobilità sostenibile» (art. 229) merita una riflessione approfondita. Come mai il Governo Italiano preferisce la strada del conguaglio fiscale o del rimborso diretto mediante (inefficiente) “click day” alla costruzione di meccanismi di spesa vincolata quali i voucher o i beni e servizi di welfare? Se da una parte è comprensibile la volontà di raggiungere qualsiasi cittadino, qualche che sia la condizione occupazionale, a partire da coloro che si trovano in situazione di maggiore disagio economico, dall’altra è di tutta evidenza che l’esclusione dal godimento di queste misure dei redditi medi ed alti e la rinuncia all’utilizzo della leva del welfare aziendale finiscono per delimitare molto il campo di azione di queste politiche, emarginando proprio colore che potrebbero immettere nel mercato più risorse.

Si restringono da subito, quindi, i potenziali risultati degli incentivi citati, senza una adeguata ragione di natura macroeconomica o di bilancio. Al contrario, l’allargamento dei beni e servizi di cui all’articolo 51 comma 2 del TUIR verso la mobilità sostenibile (una nuova lettera d-ter), la ricomprensione senza equivoci e rigidità del prodotto “vacanze in Italia” nelle finalità ricreative della lettera f) e l’ampliamento della soglia dei 258 euro contenuta nel comma 3 avrebbero il merito di assecondare le esigenze di politica pubblica individuate dallo Stato, caricandone la larga parte della spesa sulle risorse private delle aziende. La strada battuta, al contrario, è tutta spesa pubblica, e per questo limitata nella tipologia e nel numero dei soggetti aiutabili.

Si conferma ancora una volta la diffidenza tutta italica verso i tanti dispositivi capaci di vincolare la spesa, sempre superati dai molti più complessi meccanismi di detrazione/deduzione e dalle erogazioni monetarie a pioggia, nonostante sia dimostrato che queste politiche non riescono ad incentivare i consumi.

Anche nel periodo di crisi pandemica (così come era accaduto durante la crisi del 2008 e dopo il bonus c.d. Renzi di 80 euro) sono aumentati i versamenti sui conti correnti, è salito il risparmio precauziona. È questa una dinamica assolutamente comprensibile in termini psicologici, per questo anticipabile, poiché nelle stagioni di crisi dei consumi comporta danni macroeconomici evidenti. Soluzioni moderne e diffuse in tutta Europa come l’incentivazione di beni e servizi di natura sociale (ossia il welfare aziendale!) sono contemporaneamente capaci, se ben disegnate, di soddisfare i bisogni dei cittadini che non trovano risposta dallo Stato, di permettere un risparmio sul cuneo fiscale alle imprese, nonché una maggiore competitività delle stesse, di attivare una catena di consumi virtuosa per l’economia nazionale ed, infine, di migliorare i conti pubblici grazie all’accresciuto gettito IVA e ai posti di lavoro generati.

Sarà anche vero che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, ma in casi come questi l’ostinazione a perseguire vie i cui limiti sono conosciuti appare una grave colpa.

La speranza è che i lavori parlamentari riescano a correggere il decreto Rilancio, valorizzando un istituto, quello del welfare aziendale, che oggi coinvolge circa 6 milioni di lavoratori ed oltre 200.000 imprese. 

*Il seguente è un estratto dell’editoriale pubblicato su Welfare Update – La Newsletter dei soci AIWA, Giugno 2020 

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