Nel 2019 welfare aziendale nel 52,7% dei contratti: +6,6% sul 2018

da Feb 12, 2020Dicono di noi, Rassegna Stampa

Il 54,5% dei lavoratori dipendenti sarebbe favorevole a scambiare qualche incremento retributivo con servizi di welfare in azienda ed il consenso è pari al 57,1% tra manager e direttivi, al 57,8% tra gli impiegati, al 42,9% tra operai ed esecutivi.

 

di An. Ga.* 

È cresciuto il ruolo del welfare aziendale, come certificato dall’aumento del numero dei lavoratori italiani coinvolti e dal più alto livello di conoscenza tra i lavoratori stessi. È il quadro che emerge dal 3° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, considerato come uno degli strumenti nuovi e potenzialmente più efficaci per migliorare la qualità della vita dei lavoratori, per contenere le disuguaglianze e anche per ammortizzare gli effetti attesi, sia concreti che psicologici, della rivoluzione tecnologica.

Di fronte a quest’ultima, infatti, non può non colpire la distanza di sentiment tra aziende e lavoratori. All’ottimistico entusiasmo dei vertici aziendali si contrappone il sentiment di preoccupazione dei lavoratori, e di vera e propria paura tra operai ed esecutivi. Una deriva dicotomica tra aziende e lavoratori alla base di un potenziale cortocircuito delle relazioni industriali.

Dei 17.300 contratti attivi depositati telematicamente al Ministero del Lavoro a novembre 2019, il 52,7% (9.121) prevede misure di welfare aziendale. Nel novembre 2018 la quota era pari al 46,1% dei contratti: +6,6% la variazione percentuale. Per quanto riguarda la contrattazione di secondo livello, nel 2017 il 33% dei contratti prevedeva accordi di welfare aziendale, nel 2018 la percentuale è salita al 38%. Il 54,5% dei lavoratori dipendenti sarebbe favorevole a scambiare qualche incremento retributivo con servizi di welfare in azienda ed il consenso è pari al 57,1% tra manager e direttivi, al 57,8% tra gli impiegati, al 42,9% tra operai ed esecutivi.

Migliora la conoscenza del welfare aziendale
Non solo. Il 22,9% dei lavoratori dichiara di conoscere bene il welfare aziendale (+5,3% la differenza percentuale rispetto all’anno scorso): il 39,3% di dirigenti e direttivi, il 23,9% degli impiegati, il 14,3% di operai ed esecutivi. Migliora dunque la conoscenza del welfare aziendale ma restano i gap di conoscenza poiché chi si colloca più in basso nella scala aziendale lo conosce di meno. Il 54,4% dei lavoratori italiani pensa che l’attivazione di servizi, benefit e prestazioni di welfare aziendale contribuirà nei prossimi anni a migliorare la qualità della vita in azienda, il clima aziendale e la soddisfazione dei lavoratori, con percentuali più elevate tra dirigenti (64,3%) e intermedi (56,2%) rispetto ad operai ed esecutivi (45,2%).

Il miglioramento della qualità della vita
Già oggi, comunque, il 66,1% dei lavoratori che beneficiano di servizi di welfare aziendale dichiara che esso sta contribuendo a migliorare la propria qualità della vita: un riconoscimento del valore del welfare aziendale che è trasversale ai ruoli svolti in azienda, perché a dichiararlo è l’89,5% di dirigenti e direttivi, il 60% degli impiegati, il 78,8% di operai ed esecutivi.

*Il seguente articolo è stato pubblicato su Ilsole24ore.com, il 5 febbraio 2020

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