AIWA: ecco il futuro del welfare aziendale

da Mar 26, 2018Comunicati e materiali AIWA, Dicono di noi, Rassegna Stampa

di Francesca Brudaglio* Dopo quasi un anno e mezzo di attività, per AIWA, l’Associazione Italiana Welfare Aziendale, è tempo di primi bilanci. “L’idea dei soci  fondatori e delle aziende che subito, con convinzione, hanno aderito alla Associazione si è dimostrata vincente. Un mercato vivace e in crescita come quello dei servizi di welfare non poteva mancare di una rappresentanza autorevole, seria, libera e capace di interloquire con il legislatore, le parti sociali e i media”. Emmanuele Massagli, l’esperto di lavoro e welfare, già Presidente di ADAPT e docente presso l’Università degli Studi di Bergamo, chiamato dalle aziende associate a presiedere AIWA, è assolutamente convinto della necessità di un “luogo” di questo genere. “Non si tratta di un canale di lobby novecentesco, ma di un vero e proprio tavolo di lavoro impegnato innanzitutto in opere di informazione e formazione su cosa sia davvero il welfare aziendale, andando oltre le semplificazioni e le riduzioni che spesso si leggono sulla stampa generalista o specializzata”. In effetti, scorrendo il sito, non si ha l’impressione di avere a che fare con un’associazione di rappresentanza tradizionale, ma con qualcosa di molto più dinamico: il dizionario de welfare aziendale curato da dottorandi universitari, il confronto tra i provider animato dai ricercatori di Secondo Welfare, una nascente collaborazione con l’Agenzia ASKA. Molti i convegni ai quali AIWA è stata chiamata a partecipare in un solo anno, ricca la rassegna stampa delle citazioni. “Certamente il primo interesse è verso il welfare aziendale, materia tanto discussa quanto ancora poco conosciuta. Da molte parti siamo contattati proprio per questo: spiegare”. Cosa c’è di diverso tra il racconto del welfare aziendale di AIWA e quello degli addetti ai lavori tradizionali? Risponde Massagli: “Noi da subito abbiamo chiarito che la diffusione vertiginosa (per tempi e dimensioni) del welfare aziendale non è esito, innanzitutto, dell’arretramento dello Stato nell’offerta dei servizi pubblici e neanche delle ristrettezze nei bilanci causate dalla crisi economica: il welfare aziendale, al contrario, è uno dei sintomi più evidenti del cambiamento della natura del rapporto di lavoro in atto in tutto il mondo occidentale. Certo, i correttivi fiscali sono importanti per orientare correttamente questa trasformazione e renderla sostenibile, ma non ne sono la causa, bensì la conseguenza”. Si tratta, indubbiamente, di argomentazioni nuove, tutt’altro che “già sapute”. Non possono paradossalmente diventare motivo di incomprensione con la politica e con le parti sociali? Ancora Massagli: “Assolutamente no. In questo anno e mezzo abbiamo interloquito spesso con le amministrazioni pubbliche, sempre con ottimi risultati, si vedano le novità approvate nel 2017 e nel 2018. Ancor più facile il dialogo con le parti sociali, in particolare il sindacato, da sempre preoccupato da una deriva solo “fiscale” del welfare: non abbiamo mai sostenuto il welfare come occasione di mero risparmio di costi, ma come leva della gestione del personale e delle relazioni industriali”. Adesso cambia il Governo e, chissà, potrebbe mutare anche l’atteggiamento della politica sulla questione. Il Presidente di AIWA però è ottimista e ha già pronto un pacchetto di proposte finalizzate a rendere il welfare aziendale sempre più attento ai bisogni non solo del singolo lavoratore, ma dell’intera società: “La prossima evoluzione sarà il coinvolgimento sempre più convinto dei territori e delle comunità che vivono intorno alle imprese”. *Il seguente articolo è stato pubblicato su Italia Oggi – Milano Finanza, Dossier del 26 marzo 2018
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