Rapporto Censis-Eudaimon: il welfare aziendale migliora il clima delle imprese

da Feb 14, 2018Rassegna Stampa

Meno di un lavoratore su cinque (il 17,9%) ha un’informazione piena delle opportunità previste dalla normativa, il 58,5% ha solo notizie generiche e ben il 23,6% non sa di cosa si tratta

di Luigi dell’Olio*

A fare luce sul settore è il primo rapporto targato Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon (società attiva nel settore) e con il contributo di Credem, Edison e Michelin. Quanto al livello di conoscenza piena dei lavoratori, relativamente alle misure che rientrano in questo ambito, ammonta al 17,9%. Il 58,5% ha una conoscenza generica e il 23,6% non sa di cosa si tratta. Tra coloro che esprimono una padronanza completa dell’argomento, il 58,7% ritiene che misure come polizze sanitarie, ore di permessi per assistere i genitori e sostegno allo studio dei figli offerti dal datore siano addirittura meglio degli aumenti retributivi di pari valore. Mentre il 23,5% è contrario e il 17,8% non ha una opinione in merito. L’apprezzamento è sopra la media tra i dirigenti, i laureati e gli occupati con redditi elevati, mentre è su livelli inferiori tra operai e lavoratori con stipendi bassi.

Questi, alcuni dei dati evidenziati dal Rapporto. Emerge inoltre che il welfare aziendale è una straordinaria opportunità di innovazione e di crescita ma, allo stesso tempo, presenta dei rischi (di gioventù) che vanno scongiurati. L’opportunità è rappresentata dalla dimensione del fenomeno, che il Censis ha stimato di 21 miliardi di euro l’anno, e dalla facilità con cui le imprese di tutte le dimensioni possono realizzarlo, grazie a una normativa che ne ha ampliato e semplificato l’adozione. Con la legge di stabilità 2016, si è assegnato al welfare aziendale un duplice ruolo:

  • quello di supportare la produttività delle imprese e di promuovere un nuovo terreno di contrattazione coi lavoratori;
  • quello di fornire copertura ai bisogni sociali dei lavoratori stessi, in particolare nelle aree dove sono più acuti questi bisogni: previdenza, assistenza sanitaria e assistenza sociale, come rilevato dalla ricerca Censis-Eudaimon.

Quello che sta avvenendo in questo transitorio di accelerazione iniziale del fenomeno è un forte sbilanciamento verso il primo compito: sta prevalendo un welfare centrato sulla convenienza economica, fatto di benefit indistinti e di offerte indifferenziate, con la previdenza mischiata alla palestra, l’assistenza alle persone non autosufficienti sullo stesso piano del cinema e dei viaggi, la salute con i buoni benzina. E rischia di soccombere la seconda grande valenza del welfare aziendale, che ne farebbe lo strumento con cui proteggere i lavoratori dai grandi rischi sociali a cui sono esposti, soprattutto sui livelli di inquadramento più bassi.

Continua a leggere l’approfondimento su Affari&Finanza

 

*Il seguente articolo è stato pubblicato su Affari&Finanza, il 12 febbraio 2018

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